Lo scandalo vero è il presidente comunista “riformista” Per la Stampa, istituzionale come sempre, Giorgio Napolitano è “uno sprone”. Per il sobrio Corriere della Sera, “un supporto”. La Repubblica, non sapendo più che pesci pigliare, sorvola: questa volta niente titoli su “moniti” e reprimende. Persino l’editoriale di Massimo Giannini, il quale paragona lo “strappo” sull’articolo 18 addirittura al conflitto di lady Thatcher con i minatori, pur riconoscendo le ragioni di tutti (a cominciare, ça va sans dire, da quelle di Susanna Camusso), evita di citare il presidente. Leggi Monti-Fornero-Bce-Napolitano non tradiscono la Costituzione di Giuliano Ferrara - Leggi Quelli di Repubblica all’opposizione del governo già tanto amato Stefano Cingolani 22 MAR 2012
Mappa elettorale Le ragioni di Squinzi, la sua agenda, il senso della competizione A due settimane dall’investitura, Giorgio Squinzi è in testa nella corsa per la presidenza della Confindustria, distaccando Alberto Bombassei. E’ la prima volta dal 2000, quando duellarono Carlo Callieri e Antonio D’Amato (allora vinse l’imprenditore napoletano contro il manager sostenuto chiaramente da Gianni Agnelli), che i candidati si confrontano apertamente, rinfrescando il complesso rituale che, tra cooptazioni, consultazioni, voti per testa e voti per organizzazione, colloqui con grandi elettori ed ex presidenti, arriva a scegliere la guida del patronat, come lo chiamano in Francia. Stefano Cingolani 08 MAR 2012
Mire e ingognite della strana alleanza fra Palladio e Arpe Incredulità, indignazione, rabbia: da Piazzetta Cuccia filtrano gli umori dei vertici Mediobanca. L’operazione Unipol-Fonsai viene rimessa in discussione da un trio fuori dal coro, balzato in scena senza chiedere il permesso, anche se, in un modo o nell’altro, tutti i maestri cantori hanno incrociato i loro destini con il vecchio establishment. Leggi la prima puntata Stiamo sulle Generali di Stefano Cingolani - Leggi la seconda puntata Gli sfilacciati intrecci di potere che solcano Mediobanca di Stefano Cingolani Leggi Il ruolo dibattuto di Generali nella scalata di Palladio a Fonsai - Leggi La baruffa tra Uni-Mediobanca e Generali sulla super Unipol Stefano Cingolani 21 FEB 2012
Gli sfilacciati intrecci di potere che solcano Mediobanca Adesso abbiamo anche il tifo britannico. Non sono gli hooligan, ma gli yuppy che scrivono sul Financial Times. Rachel Sanderson, corrispondente da Milano tira in ballo Machiavelli (chi altri se no) per raccontare come e perché “i principi” del salotto buono resistono al rinnovamento di cui si è fatto alfiere Mario Monti. E mette il dito nella matassa che s’aggroviglia ogni giorno di più in Piazzetta Cuccia: i legami con Generali e Unicredit o quelli con la stessa Fonsai dei Ligresti, azionista e nello stesso tempo debitrice di Mediobanca. Leggi la prima puntata Stiamo sulle Generali di Stefano Cingolani - Leggi Il ruolo dibattuto di Generali nella scalata di Palladio a Fonsai - Leggi La baruffa tra Uni-Mediobanca e Generali sulla super Unipol Stefano Cingolani 18 FEB 2012
Stiamo sulle Generali “Forse si è perso un anno”. L’attento osservatore di vicende finanziarie alza gli occhi dalla tazzina di caffè con fare pensoso. E prosegue: “Esattamente dodici mesi fa, il gruppo Ligresti sull’orlo del tracollo era nel mirino di Vincent Bolloré e Groupama, seconda compagnia di assicurazione francese, entrambi azionisti di Mediobanca. Leggi Il ruolo dibattuto di Generali nella scalata di Palladio a Fonsai - Leggi La baruffa tra Uni-Mediobanca e Generali sulla super Unipol Stefano Cingolani 17 FEB 2012
Così si aggredisce il debito senza reticenze ma con intelligenza L’asta dei Btp triennali è andata bene, nonostante il declassamento di Moody’s: la domanda ha superato l’offerta e i 4 miliardi di titoli sono stati collocati al 3,41 per cento, ai livelli di aprile 2011. Calano anche gli interessi sui buoni quinquennali, mentre quelli a dieci anni destano più preoccupazione. La tempesta s’allontana, ma non è ancora tempo di quiete. Semmai, è il momento di passare alla seconda fase dell’operazione risanamento, quella che prende di petto il debito. Come? Stefano Cingolani 14 FEB 2012
Corporation & scorporation Premiata ditta privatizzazioni Il 23 ottobre 1992 su proposta di Piero Barucci, economista e banchiere (Monte dei Paschi di Siena), ministro del Tesoro nel governo di Giuliano Amato (un politico ad alta caratura tecnica), cambiano natura Iri, Eni, Enel, Imi, Bnl e Ina. L’intero arsenale dello stato padrone si prepara a essere collocato sul mercato italiano e internazionale, “esprimendo il desiderio – si disse allora – che la cessione delle partecipazioni a nuovi soggetti imprenditoriali contribuisca a rinnovare l’intera dialettica del sistema industriale italiano”. Stefano Cingolani 30 GEN 2012
Occupy Piazza Affari Quando si dice lo spirito del tempo. Sulle scrivanie dei giornali venerdì facevano bella mostra di sé l’anteprima del nuovo volume di Giulio Tremonti, intitolato “Uscita di sicurezza” (da Ignazio Silone), e l’ultimo numero dell’Economist con la copertina dedicata all’“ascesa del capitalismo di stato, il nuovo modello dei paesi emergenti” illustrata da un Lenin con sigaro avana. La via di fuga dal “fascismo finanziario” consiste, secondo l’ex ministro dell’Economia, nel “mettere lo stato sopra la finanza e la finanza sotto gli stati”. Leggi Liberiamoci dallo stato. Va in scena la dinastia creativa dei Friedman, da Milton a Patri Stefano Cingolani 22 GEN 2012
Le bizzarrie dei giornaloni su S&P’s che rafforzano Monti Mentre le Borse sembrano aver già digerito il declassamento di mezza Europa, anche il finlandese Olli Rehn, commissario all’Industria, riconosce che “le agenzie di rating non sono imparziali”. Alla buon’ora. I tecnici del debito non sono puri. Ma siamo sicuri che abbiano sbagliato la diagnosi? Sui giornali italiani durante il weekend se ne sono lette di cotte e di crude. Il sublime è arrivato come sempre dalla Repubblica dove la penna del Fondatore ha tradotto direttamente dall’inglese il comunicato di Standard & Poor’s. Stefano Cingolani 17 GEN 2012
Come e perché in Unicredit cambieranno gli equilibri di potere Prima si distrugge, poi si crea. La pars destruens l’abbiamo vista ed è stata traumatica. Unicredit valeva 69 miliardi di euro nel 2007; è precipitata fino a 5,3 miliardi lunedì scorso. Il titolo in cinque giorni ha perso il 63 per cento. La pars construens è ancora confusa, ma passa attraverso l’aumento di capitale di 7,5 miliardi. Nella sola seduta di ieri ha cambiato portafoglio il sette per cento del capitale. Dunque, hanno ricominciato a comprare. Chi? Gli stessi che avevano venduto a rotta di collo? Leggi Così Lady Spread e Mr. Rating continuano a perseguitare l’Europa Stefano Cingolani 11 GEN 2012